Questo libro nasce da tre valigie, un archivio con le foto di una delle artiste più straordinarie e meno conosciute del Novecento italiano, tre bagagli che la stessa Giulia Niccolai aveva deciso di chiudere e dimenticare come si fa con le vecchie vite, i vecchi amori. Finché, quarant'anni dopo, capisce che è il momento di recuperarle, tornare a guardare quelle immagini. Ricordare. «Giulia Niccolai, fotografa professionista, ha sempre alimentato il suo mestiere con uno spirito dilettante, di chi gioca seriamente. (...) Non costruisce le sue immagini come una scena, e nemmeno come manifesti per difendere un punto di vista o far passare un messaggio sotto forma di allusione. La fotografia è invece un pretesto per vedere tutto, entrare dappertutto, comunicare con tutti» (Silvia Mazzucchelli). «La fotografia è un'arte della concentrazione, come la caccia, cui somiglia, non solo in senso metaforico, ma in quello reale. Richiede mano ferma e occhio rapido. Lo è in particolare l'attività stessa del fotoreporter, del fotografo di cronaca, che è alla caccia delle immagini che gli servono: deve riempire come ogni buon cacciatore il proprio carniere. Nell'album di immagini che questo libro ci offre, la concentrazione di Giulia Niccolai è quasi assoluta. Guarda per fotografare, e fotografa per guardare» (Marco Belpoliti).