Libro fotografico che propone un'immagine inconsueta dei paesaggi montani appenninici delle Marche, attraverso i bianchi, i grigi e i neri, non si tratta di mera rappresentazione di una realtà visibile e consueta ma diviene poetica del silenzio e dell'invisibile. Inquietudine, solitudine e silenzio sono i temi oggetto di riflessione della recente ricerca di Giorgio Cutini. La semantica si occupa dei processi di significazione come dire la produzione di senso e come percepiamo il mondo attorno a noi, indiscutibile certificato di presenza; Cutini è alla ricerca di una configurazione che possa rispondere alle sue motivazioni interiori e adegua con alcuni artifizi propri delle caratteristiche linguistiche del medium fotografico che ne modificano in parte il linguaggio naturale, il corpus come grado di rivendicazione dell'artista, e, quindi, dal recupero della sua identità critica e propositiva, attraverso una fotografia affrancata dalla sua stessa storia e tradizione. Una fotografia che va intesa come una riduzione di una ideologia romantica a favore di una produzione allineata ai nuovi strumenti della produzione culturale e multimediale. Cutini si concentra su soggetti che di per se evocano la potenza della natura e nel contempo la solitudine dei paesaggi e che accentuano la comunicazione del concetto del silenzio contemplativo. La fotografia di Cutini cattura non solo lo stupefacente aspetto esteriore della scena, soprattutto il significato simbolico ed emotivo. La scelta accurata delle prospettive, degli equilibri compositivi, dei vuoti e dei pieni degli elementi, del tratteggio tonale come parafrasi della profonda libertà creativa di Cutini, unita all'incondizionata interpretazione dell'immagine come capacità di evocare emozioni e riflessioni profonde. Il frammento, la modularità utilizzata i tasselli che collegano luci e ombre esaltano la forza evocativa delle immagini che, senza dimenticare le origini del lavoro, lasciano ampi spazi all'interpretazione personale. Una fotografia che cattura una parte di scena e stimola la mente a riempire i vuoti con le proprie esperienze e sensazioni trasferendo nella sperimentazione il linguaggio fotografico, più intimo e coinvolgente. Il frammento fotografico è parte integrale della narrazione visiva, incastri regolati che portano l'osservatore a condividere suggestioni e richiami. Cutini utilizza il medium fotografico per catturare misteri fugaci, particolari significati per una complessa riflessione sulla propria coscienza critica, un'esperienza esplorativa caratterizzata dal potere comunicativo e dalla nuova versatilità della fotografia come mezzo manifesto.