10 secondi è il tempo impiegato dall'autoscatto in questo dialogo intimo tra Roberta Pastore e la macchina fotografica. Roberta ha cominciato ad autoritrarsi durante il primo lockdown, cercando di rendere meno angosciante l'isolamento forzato e il tempo fin troppo dilatato. I 10 secondi ritornano anche dopo essersi riappropriata della libertà di uscire, alzando gli occhi e guardando la città che pian piano si risveglia. In questo modo è riuscita a riprendersi anche la strada e i luoghi conosciuti nei viaggi in macchina nelle prime ore del mattino, quando il giorno e la notte sono ancora indistinti. Il suo corpo e la città, due sistemi che a loro modo pulsano differentemente attraverso geometrie e linee che però, similarmente, rappresentano e creano una connessione e uno scambio di energia che è motore e spinta per riemergere e ritrovare la memoria di una identità perduta.