«'Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homina habitat veritas': l'invito agostiniano ci sollecita a ritornare in noi stessi, a raccoglierci nella nostra più profonda interiorità per ritrovare nel nostro profondo il senso del nostro esistere e della vita: la verità. In maniera analoga, nei secoli trascorsi, si è parlato del terzo occhio, che occultandoci la vista del quotidiano ci apriva alla visione di una diversa e più alta realtà. È che per vedere realmente occorre chiuderci alla vista del quotidiano, di quanto ci circonda nel banale srotolarsi dei giorni; non a caso quel monumento di tragica poesia che è l'Odissea è stato attribuito al veggente cieco Omero, cieco come gli altri aedi dell'antica Grecia che giravano per le corti spargendo la loro ineffabile poesia. Si potrebbe richiamare a riguardo un'ampia letteratura che si è accumulata nel tempo e a cui in questo mio scritto mi limito ad alludere». Introduzione di Luigi M. Lombardi Satriani.