"Architetture criminali" è frutto di un lavoro fotografico di ricerca nel Sud-Italia che racconta con uno sguardo estetico/artistico e un approccio antropologico come la criminalità abbia influenzato l'architettura, deturpato il paesaggio e allo stesso tempo, modificato notevolmente la vita delle persone sotto molteplici aspetti. Di Nunzio concentra la sua ricerca soffermandosi sul cortocircuito dell'eterno "non finito", quello degli appalti per grandi costruzioni, alberghi, ristoranti di lusso e miriadi d'infrastrutture, interrotte perché riconducibili ad azioni illegali, adagiate sul territorio come scheletri di cemento e ferro. Le fotografie e le storie presenti all'interno del libro mettono in risalto due aspetti fondamentali: le strutture abbandonate, i beni confiscati e i volti segnati delle persone che hanno dovuto cambiare rotta alla loro vita dopo aver avuto contatti con la criminalità e la malavita. Alcune persone infatti sono il risultato di uno scontro tra "carnefice e vittima", sono la memoria di qualcosa che vuole essere oscurato e che rinunciando alla propria libertà, in solitudine, nella paura talvolta si ritrovano anche ai limiti della povertà.