Dopo l'avvento dell'era nucleare, delle manipolazioni genetiche e di tutta un'altra serie di fenomeni generatori di rischi, adesso anche le grandi bolle speculative, implose in gran parte a causa dei toxic assets, prodotti spesso da cartolarizzazioni e da un uso distorto di strumenti finanziari derivati che quelle poste avrebbero dovuto assicurare, hanno messo in crisi quel poco di sicurezza, statisticamente probabile, tanto precariamente conquistata. La regolamentazione bancaria e finanziaria ha fallito, perché, come la scienza ci insegna, essa non solo non ha saputo tenere sotto controllo i rischi, ma ha contribuito ad incentivare gli operatori a correre rischi sempre maggiori, al fine di aggirare talune regole prudenziali. Allora è forse giunto il momento che il giurista cominci a prendere atto di tutto questo. Come si fa ad intervenire su banche ed intermediari finanziari in modo diverso dalla sperimentata tecnica di regolamentazione ex ante di tipo prudenziale? Esistono strumenti giuridici alternativi a siffatta regolamentazione, che non comportino un impossibile ritorno ai divieti di operatività del passato? Esiste un percorso giuridico che sappia mediare tra l'incremento asfissiante delle regole, denunciato da taluni, e l'abbandono delle regole, temuto da altri? Il volume cerca di indagare tali aspetti, nel tentativo di iniziare a tracciare una soluzione "sostenibile" ai quesiti posti.