La crisi della finanza travolge risparmiatori e consulenti. Il bancario è "in trincea" sotto i colpi del tracollo delle borse e dei titoli di Stato, tra le ansie dei clienti e il budget da rispettare. Chi lavora nella finanza gestisce non solo clienti, ma il destino di intere famiglie. Non conta solo la sua professionalità, le regole imposte, ma anche l'etica e la sua anima. Colui che ha fede in Dio riesce più degli altri a dominare le emozioni di fronte al denaro e meglio orienta le sue scelte. Se la ricerca smodata del profitto, la distorsione tra economia reale e finanza, mettono in discussione la sopravvivenza stessa del modello di vita occidentale, l'istinto, l'irrazionalità, le pulsioni umane, la fede, influenzano i mercati più delle teorie economiche. Nell'Islam la religione compenetra tutte le attività, anche quelle economiche e politiche; le direttive morali diventano norme cogenti. La Chiesa lascia il libero arbitrio, la sua Dottrina Sociale fornisce solo una "grammatica comune" fondata sul prendersi cura del bene umano. Sviluppo non può significare crescita a vantaggio di pochi, non è più una giustificazione per sostenere enormi debiti pubblici. Non significa solo produrre e consumare di più, significa condividere il consumo con tutti, riscoprire la manualità del lavoro, un salario dignitoso, rispetto dell'ambiente.