In un periodo di grave crisi economica, in cui il legislatore ha preso atto della necessità di non potersi più limitare ad apprestare le procedure liquidatorie e a confezionare le forme che poi gli operatori dovranno riempire di contenuti meramente economici, il diritto fallimentare, divenuto anche per ragioni (non) evocative diritto della crisi d'impresa, avverte la necessità di fornire delle indicazioni ad una economia che si è ormai avviluppata su se stessa, di indicare delle vie, di fornire un apparato concettuale e categoriale nuovo, che non si limiti ad avallare l'accaduto ma che sia in grado di condizionare gli avvenimenti futuri, e così il risanamento aziendale, quale alternativa alla liquidazione, in particolare a quella fallimentare. Una legislazione, quindi, non fallimentare quella degli ultimi dieci anni, sicuramente rivoluzionaria, con la creazione di istituti fino al 2005 sconosciuti al nostro ordinamento, frutto di una diversa visione dei rapporti tra imprenditori e aziende, giudici e professionisti, attestatori e banchieri, le cui attività finiscono oggi per compenetrarsi, intrecciarsi per poi ancora riannodarsi, il tutto lungo e attraverso un procedimento che ancora conserva il nome di concordato preventivo. Ne è derivato un dibattito di grande interesse, al quale hanno preso parte importanti professionisti, cui non si sono sottratti né i responsabili del restructuring delle più importanti banche italiane, né i più autorevoli giudici delegati del Veneto; ne sono derivate prove d'intesa, discussioni accese, indicazioni per ulteriori interventi legislativi, significative assunzioni di responsabilità. Il Centro Studi Ge.s.c.i., che ha ideato e organizzato il Seminario di Vicenza, ha raccolto gli Atti, lasciando parlare i protagonisti, così inaugurando la Collana "Orizzonti e approdi nella crisi d'impresa".