Come distinguere ciò che esiste da ciò che è soltanto pensato? In che cosa differisce l'essere dal semplice nulla? Dopo millenni di tentativi frammentari o sistematici, umili o grandiosi, l'ontologia stenta ancora a fornire una risposta adeguata. La realtà del reale, di contro alla sua mera possibilità irrealizzata, continua a sfuggirci - complici alcuni dei più formidabili enigmi che siano mai stati formulati nel campo della metafisica: il paradosso dei futuri contingenti di Aristotele, e quello degli oggetti simmetrici di Immanuel Kant. Questi paradossi, secondo Gilles Deleuze, ci obbligano a pensare la processualità creativa, l'apertura indeterminata del divenire e il dinamismo fecondo della natura, così da cogliere l'ente nell'originalità radicale della sua venuta al mondo. Ma il suo tentativo, oggetto di un'analisi approfondita in questo libro, potrebbe in definitiva risultare la prosecuzione dell'inveterata tradizione che egli ambiva a superare.