"Uccidere la colpa" si ispira, nella prima parte, a due figure storiche contemporanee d'eccezione. A poche persone accade di stare all'altezza della vita che è capitato loro di vivere. Colombo e Cusani sono tra queste. Protagonisti in avversi campi della storia, non sono rimasti prigionieri della ragnatela che in parte essi stessi hanno contribuito a costruire. Ne sono usciti con decoro e dignità tanto da assurgere, assieme, dalla stessa parte, a modelli etici. Con i loro gesti, Colombo e Cusani hanno trasceso la particolarità, tanto ingombrante tanto dolorosa. Abdicando al ruolo che il caso della vita aveva loro affidato sono divenuti di necessità esempi di valore generale. Il valore universale dei loro gesti è messo a tema in "Uccidere la colpa" dove Colombo e Cusani assurgono a personaggi privi di responsabilità autoriali, specchi in cui ciascun esistente è in grado di vedersi, di trovarsi e di interrogarsi. Nella seconda parte del testo, l'etica, diversamente da come accade nella tradizione filosofica e politica, viene affrontata non solo e non tanto come possibile rimedio al male, ma come sua naturale espressione. Alla etica della responsabilità si affianca, si aggiunge, non senza stridere, la responsabilità dell'etica, ovvero quell'amnio in cui si pensa e si respira; non una pura astrazione generale, ma la materia informale vivente nella quale ciascuno è immerso, in cui il sociale agisce e viene agito. Questo amnio, con questa materia pur sempre informe e informale, costituisce il punto di trascendimento dell'etica politica ma anche il punto di condensazione e di fondazione dell'etica pianetica che in questo testo emette i primi scomposti vagiti.