Molti di noi credono che propaganda e manipolazione siano una prerogativa delle società totalitarie, e che non siano problemi che riguardano le democrazie liberali nelle quali viviamo. Questo volume dimostra che ci sarebbe bisogno di rivedere questa valutazione ottimistica. Spiega, infatti, come la propaganda operi sottilmente e come indebolisca la democrazia, svuotando di significato, in particolare, l'ideale di una deliberazione politica a cui tutti i cittadini partecipino senza restrizioni. Stanley fonda la sua impietosa diagnosi dello stato di salute delle nostre democrazie - con particolare attenzione agli Stati Uniti - su un resoconto teorico di cosa sia la propaganda, di come riesca nella sua opera occulta di persuasione, e di quali siano i suoi effetti sulla società. In particolare - anche alla luce dell'esempio storico della riorganizzazione della scuola pubblica statunitense all'inizio del XX secolo -spiega come il linguaggio della democrazia possa essere usato in senso propagandistico per mascherare una realtà antidemocratica. Attingendo ad una vasta gamma di discipline, che includono la teoria femminista, la teoria critica sulla razza, l'epistemologia, la semantica formale, la pragmatica, la teoria dell'educazione, la psicologia sociale e cognitiva, spiega come la propaganda sfrutti - e contribuisca a perpetuare - credenze ideologiche fallaci che cementano le differenze sociali e inaspriscono le ingiustizie nei confronti delle minoranze. Il libro mostra che una comprensione della propaganda e dei suoi meccanismi è un prerequisito essenziale per preservare e proteggere ovunque le democrazie liberali.