I patemi d'animo, i disagi relazionali e i malanni del corpo tormentano, da secoli, l'animale umano, travolto dai vorticosi e temibili flutti della vita quotidiana, ovunque e da sempre segnata dall'incertezza e dalla precarietà degli equilibri. Un animale che, oggi come ieri, è chiamato a dotarsi di sistemi immunitari che lo mettano in condizione di governare i complessi rapporti tra la vita e le forme, la carne e i modelli ideali, la prassi e il pensiero, il sensibile e l'immaginabile. È in risposta ai tormenti derivanti da questo scenario di fondo che sono state disposte le 195 'proposizioni' (sûtra) e l'eserciziario contenuto negli Yogasûtra di Patañjali, autore vissuto in India tra il IV e il V secolo d.C. Della vita del redattore di questo breve trattato in lingua sanscrita non sappiamo nulla, ma la sua opera ha influenzato numerose correnti e tradizioni di yoga, in Sudasia e poi in Europa. Individuando nel 'non vedere come stanno le cose' (avidyâ) la causa prima di tutti i disagi e i malanni che affliggono l'animale umano, Patañjali ha architettato un proprio e originale 'itinerario metodico' (yoga), interamente immanente e teso all'immunità dai turbamenti del 'vorticoso plesso delle cognizioni e delle affezioni', da questi designato con il termine cittav?tti.