Sono qui raccolte, in forma integrale, le lettere che Schiller inviò nel 1793 all'amico Körner con l'intento di raccogliere e discutere le idee per il progettato dialogo Kallias o della bellezza: opera che mai, però, vide la luce. Esse accompagnano il lettore nel tormentato e ambizioso progetto schilleriano di presentare «quel concetto oggettivo del bello, di cui Kant dispera». La loro lettura si presenta, altresì, come un'adeguata introduzione al testo che segue: Grazia e dignità, pubblicato nello stesso anno, il primo e decisivo saggio di estetica di Schiller, che molto deve alle riflessioni esposte all'amico Körner. In esso Schiller si confronta con il pensiero di Kant, ripensando e sottoponendo a sviluppi definitivi sia la prospettiva estetica della Critica della facoltà di giudizio sia la morale kantiana. In Grazia e dignità confluiscono, per trovare nuove strade e nuove aperture, tanto l'esperienza teatrale e poetica quanto i giovanili studi medici di Schiller. Straordinario capolavoro nell'eleganza e sapienza della sua struttura argomentativa, presenta per la prima volta quel progetto antropologico di una maturazione integrale dell'umanità che di lì a breve avrebbe trovato ulteriore e più ampia formulazione nella forma di una pedagogia estetica, di una filosofia della storia, e di una riflessione sul sublime.