A quasi cent'anni dalla prima comparsa del termine bioetica con Fritz Jahr nel 1927 e a poco più di cinquant'anni dalla proposta di Van Rensselaer Potter, l'insoddisfazione per questa trans-disciplina si è tramutata ormai in una domanda rispetto al suo stesso futuro. Ci troviamo di fronte a un caso con prognosi infausta vicino alla terminalità o le nuove frontiere globali rappresentano una promessa di futuro? Dopo un'introduzione di carattere storico ed epistemologico, il testo cercherà di interrogare la crisi della bioetica classica (I capitolo), tra medicina e bioetica difensive, slittamento verso la biogiuridica e crisi dei luoghi di deliberazione etica, per approcciare (II capitolo) le possibili risposte, dalla bioetica traslazionale alla ricostruzione di spazi etici, per arrivare ad alcune traiettorie di futuri possibili (III capitolo), tra bioetica globale, ecologia umana e intelligenza artificiale. Le conclusioni si propongono sul piano fondativo di assumere la categoria di vulnerabilità come ottica poliedrica delle questioni trattate, specie in chiave critico-negativa come positivo-propositiva, entro il quadro teoretico ma anche pratico-applicativo del pensare dialogico.