Che cos'è la differenza sessuale? Ogni volta che questa domanda viene derubricata a "questioni di genere", come titola l'opera più celebre di Judith Butler, si cade in un equivoco. La domanda perde tutto il suo carattere esplosivo. Proprio per questo Butler ha scritto poco dopo un secondo libro, "Bodies That Matter", "corpi che contano" ma anche "corpi che fanno problema". Per rimarcare che non si può parlare della differenza tra uomo e donna senza considerare la corporeità (i corpi "contano"), la cui natura è però tutt'altro che pacifica (i corpi "fanno problema"). L'ontologia, infatti, è già da sempre politica: ogni mappa del mondo è un modo di orientarsi in esso indirizzandovi la propria azione. Perciò il problema della differenza sessuale è, insieme, ontologico e politico: dimmi che cos'è reale e ti dirò che fai. Analogamente, dimmi che cos'è la differenza sessuale e ti dirò come agisci, come ti collochi nel mondo, come ti poni rispetto al conflitto che la differenza incarna. Le due domande sono una sola, la domanda filosofica per eccellenza, quella che chiede conto del reale e della tua stessa posizione in esso, non a caso al centro delle prime riflessioni di Judith Butler. Perché Butler non è solo una femminista, un'attivista Lgbt+, un'intellettuale militante. È una filosofa. E fare filosofia significa toccare il punto in cui ontologia, epistemologia e politica si svelano già da sempre intrecciate in un nodo indissolubile. Forse il sesso è già da sempre genere: non c'è un'essenza naturale o un nocciolo ontologico dell'essere uomo e dell'essere donna. La differenza sessuale è una questione di segni e di ciò che quei segni permettono o non permettono di fare.