Platone polemizza in questo dialogo con i sofisti, accusati di privilegiare, nella formazione dei giovani ateniesi, le abilità retoriche. L'arte oratoria di Gorgia, maestro di retorica dal quale l'opera prende il nome, appare, al discepolo di Socrate, uno strumento in grado di portare la confusione e l'ingiustizia nella vita politica e sociale dello Stato. Alle capacità dei retori di rendere persuasivi discorsi poco solidi sul piano argomentativo, Platone contrappone il sistema filosofico socratico, l'unico, secondo lui, in grado di trovare la verità e di discernere il giusto dall'ingiusto.