I libri non nascono per motivi contingenti, se non nella misura in cui, kantianamente, non è lecito imporre la necessità all'ordine della natura, né nascono esclusivamente da competenze specifiche o settoriali. I libri nascono perché si coglie un problema come prioritario, indifferibile, e perché si ritiene che dalla discussione di quel problema dipenda anche il futuro della propria collettività. Ebbene, chiedendo venia al lettore per i toni forse troppo assertivi, si ritiene che quel problema sia proprio la possibilità della conoscenza e che l'analisi della posizione cusaniana possa fornire un piccolo contributo ad un duplice livello, storico e teoretico.