Il testo di quest'opera picardiana, "L'ultimo uomo", è indubbiamente intriso di pessimismo, pagina dopo pagina; ma una venatura di speranza proviene da una sorta di "controcanto" sostenuto dalla misteriosa figura di Veronica, che sembra fiorire nella decomposizione e cantare tra i lamenti. La dolce voce di Veronica è tinta di ingenuità, di candore, e poiché è naturale optare per lo scoraggiamento o per la speranza, non si rimane a lungo senza scegliere... Picard non propone rimedi, non mostra una via d'uscita né chiede aiuto: il libro è privo di una utilità immediata; Picard piuttosto introduce, accompagna il lettore in questa sorta di incubo da poeta, seguendo la mano, la voce, la dolce presenza di Veronica. Introduzione di Silvano Zucal.