Nell'epoca in cui viviamo, caratterizzata da un capitalismo sempre più aggressivo e globalizzato e dalle trasformazioni della partecipazione democratica in democrazia mediatica, riproporre una più meditata riflessione sulla teoria critica di Adorno, l'immagine del capitalismo più lucida prodotta nella prima metà del XX secolo, ci è sembrato quanto mai opportuno. Viviamo in un tempo che sembra segnato da una distanza incolmabile rispetto a quello in cui visse Adorno, eppure non possiamo non riconoscere nel pensiero del filosofo di Francoforte elementi di una correlazione essenziale che ha la capacità di dare senso al tempo in cui viviamo, ricostruendo quell'edificio concettuale che allora, come oggi, non sembra più in grado di ospitare il tutto e di offrire risposte alla disumanizzazione della società capitalistica. Recuperare Adorno e la sua tensione umanistica significa collocarsi nel punto più dolente della sua filosofia, in cui, senza nessun cedimento alla rassegnazione, si entra nello spazio dell'immaginario, delle potenzialità inespresse che spalancano il mondo del possibile, dell'utopia.