Per riferire illustri precedenti all'impostazione di questo libro, Bacone ha osservato: «È qui, nella cultura umanistica (a partire da Petrarca) che matura il rifiuto della tesi aristotelica di una continuità nello svolgimento del pensiero che, avviato dai presocratici, culmina e si completa in quello di Aristotele. Il filosofo di Stagira non è affatto il continuatore e il perfezionatore della filosofia e della scienza arcaiche. Anzi ne è il calunniatore e il falsificatore. La via proposta da Aristotele è contraria e alternativa a quella dei più antichi filosofi-scienziati». Lo stesso dicasi di Platone. Ma più indignato di Bacone è Giordano Bruno, secondo cui: «Egli [Aristotele] non solo non aveva apprezzato le dottrine dei filosofi antichi, suoi predecessori, ma, citandoli, ne aveva distorto il pensiero "malamente e scioccamente riportando le opinioni de gli antiqui, e de maniera tal sconcia, che né manco gli fanciulli e le insensate vecchie parlere bono e intendere bono come io introduco quelli galant'uomini intendere e parlare"».