Il linguaggio modale, a cui i medievali avevano lavorato molto, viene recuperato nella riflessione analitica contemporanea. Dopo aver definito la nozione di "possibile" e aver individuato i diversi tipi di necessità ontica, sono esaminate le concezioni più rilevanti del discorso modale e le loro implicazioni. La tesi è che la fondazione adeguata dei giudizi modali sugli oggetti esistenti è negli oggetti esistenti stessi ("in re"); inoltre i truthmakers sono le capacità disposizionali (i powers) degli enti, ed essi hanno caratteristiche ben determinate. Infine: oltre ai powers che hanno sussistenza ultimamente nelle particelle elementari, ne esistono di non riducibili a tali particelle e dunque ontologicamente nuovi? È la questione dei fenomeni "emergenti", come ad esempio l'anima, ancor più nella sua facoltà intellettiva/volitiva "radicalmente emergente", che è uno dei grandi temi indagati da sempre dalla filosofia.