Fra il 1959 e il 1960 Maurice Merleau-Ponty dedicò il proprio corso al Collège de France, rimasto fino ad oggi inedito, a un serrato confronto con Husserl e Heidegger. L'insistenza con cui egli ripercorre le pagine husserliane che affrontano l'origine della geometria e dell'idealità scientifica mostra come quest'ultima non possa che dischiudersi in una storia, nella quale il linguaggio, inteso come parola e come scrittura, assicura l'oggettività dell'essere ideale e insieme la sua iscrizione sensibile. «[...] Nel chiosare Husserl, Merleau-Ponty si astiene in fondo dall'interpretarlo. Piuttosto, osserva con la massima attenzione i particolari, anche quelli più minuti, delle sue opere, li dilata e li mette in relazione con altre parti e con il tutto; quindi si assicura che il loro testo si dispieghi intorno a lui, mentr'egli vi circola dentro, disponibile a tutte le soste, a tutte le deviazioni. "Pensato infatti è tutto. Il resto dipende dal fare tappa in questi numerosi piccoli pensieri. Pernottare in un pensiero, per venire così a sapere qualcosa che nemmeno il suo autore presagiva"». (Luigi Azzariti-Fumaroli)