Mai come negli ultimi decenni il pensiero filosofico sembra aver assunto il conflitto politico come suo nodo centrale. Dall'inimicizia quale nucleo del politico alla microfisica degli antagonismi sociali, dalla competizione come distinzione individuale al rapporto agonistico tra discorsi e pratiche, il conflitto si presenta come istanza costitutiva del pensiero contemporaneo. Contemporaneamente, tuttavia, sta venendo meno il suo radicamento nell'esperienza reale. Del tutto assente o incapace di incidere sulla realtà, l'antagonismo contemporaneo sembra confinato ai margini della vita politica. Interrogando alcune tra le principali teorie che hanno formato l'idea contemporanea di conflitto politico - da Schmitt a Foucault, da Althusser a Laclau - questo volume si chiede se le modalità in cui esso è stato pensato abbiano in qualche misura concorso a questa crisi di presenza ed efficacia. La geometria del conflitto, la forma specifica in cui è stato immaginato - di volta in volta come produzione sociale immediata o come autonoma decisione politica - potrà forse illuminare la disarticolazione attuale tra conflitti e istituzioni e la conseguente incapacità della politica di trasformare la nostra storia.