"Odio" è una riflessione rivoluzionaria su un sentimento che, dai tempi del cristianesimo, è stato sempre letto in chiave negativa perché ritenuto inutilmente distruttivo, e foriero di scontro sociale. Nella lettura di Kurt, invece, l'odio può e deve essere uno strumento di coesione che riesce ad assumere una dimensione positiva: a differenza del disprezzo, dietro il quale si nasconde un senso di superiorità e un rifiuto dell'altro, nella sua declinazione costruttiva l'odio può rappresentare addirittura la premessa a un dialogo, o almeno a una dialettica. Alternando il registro teorico a pagine profondamente personali e procedendo per esempi presi dal pensiero filosofico, dal cinema, dalle serie tv e dalla letteratura, Kurt conduce un'illuminante disamina delle varie sfumature che l'odio ha assunto nel corso della storia, e nel farlo riflette su grandi nodi contemporanei: la violenza della polizia, il razzismo, l'universo concentrazionario, le rivolte contro i regimi totalitari. E racconta le storie di chi ha saputo canalizzare il proprio odio senza rinunciarvi, senza farsi rinchiudere nella nicchia del perdono, ma trasformando la rabbia in azione «strutturale», e in rivoluzione.