Intesa da Hegel come forma di pensiero non scientifico e contrapposta in quanto tale al concetto, la rappresentazione è destinata a oscillare, senza posa, tra l'elemento sensibile e quello universale. Il libro indaga le diverse funzioni della nozione di rappresentazione nella «Fenomenologia dello spirito» di Hegel. Nonostante le sue ambiguità, e anzi proprio in forza di queste, il capolavoro hegeliano costituisce un'opera unica nella filosofia moderna, anzitutto in quanto straordinario repertorio di figure: vale a dire, appunto, di rappresentazioni che esigono di essere levate dall'universalità del pensare, ma insieme si rivelano necessarie al cammino ascensionale del concetto, e resistono così in vario modo alla pretesa di un'assoluta negazione del sensibile. Al residuo estetico spetta così, nella prospettiva hegeliana del 1807, un ruolo indispensabile: nella sua dimensione intermedia fra il singolare e l'universale, esso infatti tiene aperto lo spazio della comunicazione intersoggettiva, che è insieme condizione di possibilità e scopo della dialettica.