"Solo nel momento in cui l'uomo-soggetto o io storico-sociale scompare, anche nel linguaggio, poiché si è riconosciuto essere universale, il Sé, in quell'istante è l'Intero e da quell'istante parlerà di sé a sé stesso. Parlerà tutte le sue lingue, ma quella del Sapere Assoluto e della Conoscenza suprema è solo quella del Sé che tutte le contiene, le comprende e le parla (come è dato riconoscere nell'esperienza sciamanica...), per la semplice ragione che il Sé è il Risultato ed è la Verità, ma il Risultato-Verità è anche l'intero processo come stati e livelli di anima-conoscenza-essere, la Verità sta già nella prima e basale conoscenza sensibile come nello spirare del vento, lì c'è già lo Spirito, solo che non ne ha ancora consapevolezza, quindi è Anima del Mondo, quale sonno dello Spirito. Crediamo che sia del tutto evidente che stiamo avviando il tentativo, alquanto difficoltoso, di "esprimere" la coscienza dell'Intero, oseremmo dire il suo sentimento, il tentativo, forse esperito per la prima volta nella scrittura filosofica, di far parlare il Mondo da sé, senza alcuna traccia né tantomeno presenza di 'qualcosa' o 'qualcuno' estraneo o esterno ad esso..."