È stato Jean Paul Sartre a scrivere: «Il calcio è la metafora della vita». Questo luogo comune va capovolto: «La vita è la metafora del calcio.» In football si mette a tema questo "capovolgimento" e, con Johan Cruijff, si mostra che le regole del calcio sono due: controllo & abbandono del pallone. Il calciatore può giocare a calcio perché non è il padrone assoluto del gioco. La vita funziona allo stesso modo: l'uomo può vivere la libertà perché non è il padrone assoluto della vita. Il calcio è troppo importante per lasciarlo ai giocatori, ai presidenti, ai giornalisti e agli intellettuali. Non a caso nel Novecento il calcio ha sconfitto i totalitarismi di Hitler e di Stalin. Così "Football" è un testo ricco di storie vere: il calciatore che fermò Hitler, l'ebreo che con il Grande Bologna inventò il calcio moderno, il centravanti che giocava contemporaneamente in due squadre e la leggenda del centrobecco. Per finire con la famigerata Var, illusione diabolica che affonda le radici nel risentimento giustizialista anti-juventino. Ne nasce un trattato sulla libertà in cui il calcio è il modello cognitivo del controllo & abbandono che sostituisce quello deleterio del "sistema di sicurezza" della storia del pensiero occidentale.