L'ipotesi esposta in questo libro è che le radici dell'ontologia dinamica che si delinea negli ultimi dialoghi di Platone, culminante nella definizione dell'essere come "dynamis" nel "Sofista", sono da rintracciare nel dibattito matematico intorno alle grandezze incommensurabili. Esse sono presentate come la soluzione del problema del non-essere, che comporta il passaggio a una forma di razionalità non commisurativa, ma mediativa, che trova la sua massima espressione nel trascendentalismo kantiano e nelle filosofie che da esso derivano, dallo hegelismo all'ermeneutica novecentesca. La dimostrazione dell'incommensurabilità della diagonale non è però solo il punto di svolta verso un'ontologia della "dynamis": è anche il presupposto di un'ontologia intrinsecamente differenziale, che non collassi nella tautologia; di una concezione dell'esistenza in termini posizionali e non quantificazionali, e di una concezione realmente trasformativa ed emancipante della ragione. L'incommensurabile rappresenta il concetto di un'esteriorità o di un eccesso irriducibile a un dominio dato, e quindi il fondamento di quella che qui viene chiamata "una microfisica della libertà".