"Il romanzo-diario pubblicato nel 1938 è un'autentica miniera di filoni problematici, di motivi filosofici, culturali, stilistici, con un ventaglio quanto mai ricco di allusioni, ammiccamenti, trasposizioni, parodie, pastiches. Una costruzione estremamente composita, a svariati piani, affrontabile sotto molteplici e diverse angolature, certamente anche a causa della continua 'ambiguità' (o mediazione) tra filosofia e letteratura". Franco Fergnani scriveva così nel 1978 a proposito della "Nausea" di Jean-Paul Sartre, con la chiarezza capace di illuminare la complessità del pensiero di uno dei più grandi filosofi del Novecento. Un Sartre, quello di Fergnani, allievo ed erede radicale di Heidegger e di "Essere e tempo". Con Antoine Roquentin, il protagonista della "Nausea", scopriamo che l'esistenza sfugge a ogni significazione e coincide con l'assoluta presenza. La nausea è il sentimento cosmico che unisce la noia assoluta all'angoscia dell'abisso. E l'abisso è la consapevolezza della caduta nell'irrilevanza da parte di ogni ente nel mondo: la coscienza si avverte vanificata, perché si sente oppressa da fuori e fa esperienza di sé soltanto come corpo. L'ordine del mondo è irrimediabilmente sconvolto. Prefazione di Massimo Recalcati.