Tema di questo libro è "l'ospite più inquietante dei prossimi due secoli", vaticinato da Nietzsche: il nichilismo. Qui alla volta del suo secondo secolo come "nichilismo etico". Come sfida, all'uomo della tecnica nell'età della globalizzazione, della "smoralizzazione" del mondo; ovvero della perdita dell'autorità direttiva della "natura", in qualsivoglia senso, per l'autodefinirsi della cultura umana. Una perdita, nel titanismo della scienza-tecnica, già pericolosa sul piano tecnico-naturale, dove però ha un freno interno nel fatto che anche per "aggirare" la natura bisogna imitarla, vincolandosi ad essa; a pena della non riuscita dell'esperimento. Ma che sul terreno propriamente sociale - nell'inedito panorama sociale della "biografia-fai-da-te" -non trova freni nel venir meno dei tradizionali fondamenti biosociali a base naturale - nei nessi etici comunitari - della costruzione dell'identità individuale. Nessi etici rimessi ad una loro pura (auto) posizione biopolitica, che produce l'ossimoro sociale di una "comunità contrattata", dove l'identità umana è tutta de iure condendo. Sottratta come "cultura" al suo vincolo olistico alla natura, nella pretesa di poterla dedurla - produrla a sé stessa - dal puro immateriale della decisione di come deve essere la vita dello spirito.