Un saggio a più mani sulla lacrima, forse la più radicale delle esperienze umane. Diviso in due sezioni, filosofica e letteraria, la cui continuità è più esistenziale che concettuale, questo contributo, ad opera di due filosofi e un critico letterario, cerca di intercettare nella lacrima, tra stupore e lacerazione, l'apertura sempre aperta degli umani al mondo. Sulla scorta delle riflessioni capitali di Lévinas, Nancy, Deleuze, Derrida, Bataille e Baudrillard, gli autori rintracciano nel pianto il luogo privilegiato di demistificazione delle fotologie - i presunti sguardi esattissimi sull'altro delle metafisiche violente -, come espressione di procedure di controllo, nel segno del tutto presenza. Le voci letterarie, accompagnate da puntuali schede critiche, contribuiscono, con le loro atmosfere e suggestioni, a rimarcare l'infinito segreto dell'alterità, il suo continuo darsi e ritrarsi, la dismisura del suo pudore, nel pianto di gioia o di congedo dal mondo.