In questo volume l'autore si chiede cosa possa o debba intendersi per ragione e razionalità. Si intenderà che esse debbano sempre e comunque conformarsi alla razionalità scientifica data o si dovrà pur sempre continuare a distinguere tra l'idea di ragione-razionalità e le sue molteplici forme storico-fenomenologiche? Tale idea si verrà attivamente esercitando su un piano filosofico, etico-morale, estetico, giuridico, economico-sociale, religioso, senza una sua univoca e vincolante dipendenza dalla sua dimensione tecnico-scientifica oppure dovrà essere necessariamente identificata con tale dimensione e risultare almeno ad essa riconducibile?