Sostenere che l'intellettuale potrà essere socialmente utile solo a condizione che resti all'interno del sistema globale che sarebbe ormai un punto di non ritorno della civiltà contemporanea, è esattamente il contrario di quel che razionalmente si dovrebbe pensare e proporre di fare, perché razionalmente e storicamente non esiste nulla, a parte la morte, che si possa considerare definitivo o irreversibile. L'intellettuale globale è colui che, non ignorando la complessa problematicità del reale e del sapere critico che ne costituisce il riflesso quanto più possibile fedele, da una parte evita di proporne concezioni e interpretazioni riduttive e unilaterali, dall'altra, sempre proteso all'inesauribile approfondimento dei risultati del pensiero scientifico e filosofico, tende a fornire una legittimazione teorica a modi plurali e divergenti ma razionalmente plausibili, di rapportarsi con i contesti storico-culturali in cui vive e opera, là dove razionalmente plausibile, non solo per evidenti motivi storici ma anche per motivi strettamente inerenti la sfera etica e spirituale del genere umano, non possa che ritenersi la stessa fede religiosa nella Rivelazione evangelica.