I problemi sollevati dall'uscita dallo stato di natura pura emergono con forza e intensità straordinarie nei dibattiti propri della filosofia moderna. La comparsa sul mercato editoriale dell'Augustinus (1640) coincise infatti con una nuova fase della plurisecolare disputa su giustificazione e libero arbitrio. Difesa da Saint-Cyran e Arnauld, nel lungo braccio di ferro che Port-Royal ingaggiò con la Compagnia, la teoria agostiniana della grazia necessaria costituì il fondamento anche della proposta apologetica elaborata da Pascal in risposta a dogmatismo e scetticismo. Due nature tra loro opposte coesistevano nel genere umano riscattato dalla Rivelazione: da un lato il peccato, conseguenza materiale della ribellione dei progenitori, dall'altro il sentimento, suscitato dalla fede, dell'antica felicità perduta insieme all'Eden. Allo scopo di illustrare tale dissidio, i sette studi raccolti nel presente volume prendono in esame alcune diverse riletture del racconto biblico della caduta originaria al crocevia tra Cinquecento e Seicento, da Montaigne ai pensatori libertini, sino a Giordano Bruno e alla critica che quest'ultimo mosse all'intera eredità cristiana.