Chi vuole calarsi al fondamento dell'essere, trova il compito sacrificale di lasciare l'essere dietro di sé. E accettare il rischio di farsi pugnalare alle spalle. Questo atteggiamento di fiducia verso il prossimo deve tradursi nel puro accenno della sua origine, e deve accogliere in sé il crollo della sua volontà di potenza, per far manifestare, nello spegnersi di ogni dubbio, la realtà vitale, il fondamento ultimo della coscienza. In sostanza: la relazione tra l'individuo e l'universo. Si tratta di accettare il destino ineluttabile della finitezza come compito dell'in-finitezza: quello di giungere alla vera libertà attraverso la fiducia del prossimo e del cosmo. Ciò che è prigioniero deve essere liberato, in nome delle essenze. Nulla può incatenarlo dalla violenza del bene. La persona libera deve essere completamente liberata dal suo io.