Pubblicate per la prima volta nel 1981 e in una nuova edizione ampliata nel 1993, queste memorie non smettono di affascinare per il loro carattere iconoclasta, anticonformista, «inattuale». Nato in una famiglia cattolica molto religiosa (suo fratello Jean diverrà un teologo di gran nome e un principe della Chiesa), Alain Daniélou si lega presto d'amicizia con alcuni dei protagonisti dell'avanguardia parigina degli anni '20, come Cocteau, Max Jacob, Maurice Sachs. Presto però sente il desiderio di altri orizzonti. Viaggia così in Africa del Nord, in Medio Oriente, in Cina, in Giappone, negli Stati Uniti, e infine in India dove sentirà di aver trovato una nuova patria. Qui, dal 1937, si dedica allo studio del sanscrito, della filosofia e della musica tradizionale, di cui diventa un profondo conoscitore e un sensibile interprete. Rientrato in Europa all'inizio degli anni '60 si dedica fino alla morte a divulgare l'arte e la cultura indiana, oltre che allo studio delle religioni arcaiche precristiane.