A lungo i luoghi più selvaggi e inospitali del globo terrestre hanno rappresentato soltanto un oggetto di terrore, avversione o totale disinteresse. Montagne e deserti, foreste e oceani sono stati da sempre banditi dalla sfera del bello e del buono. Ma sul finire del '600 si assiste, in Europa, alla nascita di un'inspiegabile attrazione per i loci horridi, un gusto del tutto nuovo per l'informe e il terribile: un'esperienza estetica; il "sublime", come Edmund Burke la consacrò; fondata su un piacere negativo, problematico, che attrae e respinge, esalta e atterrisce, e ha radici negli abissi dell'animo umano. Oggi, di fronte a una Natura offesa, che ha perduto ovunque la sua "terribile maestà", è ancora possibile fare esperienza del sublime?