Il diritto non coincide esclusivamente con la forma di legge e la legge non coincide con l'imperatività del comando. È quanto emerge, in particolare, nella riflessione filosofica della seconda metà dell'Ottocento e quanto torna nella rivalutazione delle pratiche giurisprudenziali e dell'istituzione in Deleuze. Il libro lavora su di una ontologia della potenza che permetta di decostruire la modernità - incentrata sulla figura dello Stato e della sovranità - e di elaborare le dinamiche istituenti della relazione affettiva tra le persone. In questione, è la possibilità di pensare la politica oltre l'esaurimento delle categorie moderne e di riformulare il diritto oltre le l'idea statica di ordinamento. In questione non è solamente la ricostruzione di un archivio alternativo o minore rispetto al discorso egemonico della modernità (Ravaisson, Tarde, Hauriou), ma di dischiudere delle possibilità di intervento, anche politico, nell'epoca ormai apertamente postatuale e postdemocratica alla quale apparteniamo.