Il mondo nel quale viviamo è caratterizzato da grandi diseguaglianze, sia tra le nazioni sia all'interno di esse: la ricchezza, il potere politico ed economico sono distribuite in maniera ineguale, le risorse di cui godiamo sono estremamente vaste, tuttavia vi sono anche numerose privazioni e disuguaglianze. Questa situazione viene spesso sottostimata, circostanze come la prossimità o la distanza arrivano ad influenzare anche profondamente il nostro giudizio. Obiettivo del presente lavoro è dunque di analizzare la rilevanza morale della distanza, cercando di capire quale ruolo possano avere la prossimità o la distanza nel determinare quali obblighi abbiamo nei confronti delle altre persone, con particolare riferimento a chi si trova in difficoltà. Nel farlo verranno presi in considerazione il concetto di benevolenza e il suo opposto, l'autointeresse. Alcuni autori, infatti, sostengono che dovremmo estendere la benevolenza a livello universale, non tenendo in conto la prossimità, fisica ma anche genetica o amicale, mentre altri sostengono che l'agire umano sia dettato dal mero autointeresse e che non ci sia spazio per azioni realmente altruistiche. Si cercherà di mettere in evidenza, al contrario, come sia più opportuno riflettere su una terza via, una forma di parzialità moderata che non ignori il vincolo parentale o amicale con gli altri individui, ma che allo stesso tempo vada al di là del mero interesse personale.