Il testo affronta una questione pressoché ignorata dalla critica: la ricorrente presenza della Trasfigurazione di Raffaello negli scritti di Nietzsche. Un'opera che da oggetto di confronto diventa modello del processo di pensiero: dalla tragedia greca come trasfigurazione apollinea del dionisiaco alla tragedia di Zarathustra come trasfigurazione dionisiaca del tragico alla volontà di potenza come trasfigurazione filosofica del dionisiaco. "Un filosofo che ha fatto il suo cammino passando per molti stati di salute, e continua sempre a camminare, è anche passato attraverso altrettante filosofie, egli appunto non può far nient'altro che trasferire ogni volta il suo stato nelle forme e nella lontananza più spirituali proprio quest'arte della trasfigurazione è filosofia". Un'arte essenzialmente teatrale, in cui la trasfigurazione è elemento ermeneutico imprescindibile per comprendere lo sviluppo drammaturgico e stilistico del pensiero e delle figure di Nietzsche.