Il presente saggio affronta i devozionismi e gli ideali che cercano di illuderci. Punto di partenza sta nella famosa frase di Socrate "io so solo che non so nulla" malintesa da sempre come dichiarazione di profonda ignoranza, mentre Socrate voleva solo dire che quando si rendeva conto di non sapere qualcosa lo ammetteva candidamente, diversamente da chi preferisce illudersi di aver capito qualcosa che invece non sa. Socrate in questo si distingue dai troppi che hanno filosofato partendo non da ciò che sapevano ma da ciò che credevano di sapere. E ci dà un insegnamento ancora valido dopo 2000 anni. L'autore quindi si sofferma sulle illusioni che derivano dagli equivoci prodotti dai finti saggi, sulle impotenze che questi ci provocano e sui malintesi dovuti a principi etici che troppo spesso ci vengono suggeriti o imposti solo da chi ne fa ragioni di potere. L'autore infine propone qualche suggerimento sulla possibilità di conquistare un maggior potere su se stessi e sugli aspetti positivi dell'autoaccettazione, distinta dalla pretesa di chi pretende di farci rassomigliare a un suo modello illusorio che non può e non potrà mai essere nostro.