Quando vengono meno le parole o quando della parola se ne fa un uso sciatto e inconsapevole o se ne manipolano i significati, l'effetto è il logoramento del cum-cives e la perdita di senso. Ma un margine per invertire la rotta può ancora esserci. Per farlo occorre rafforzare i principi che permettono il procedere della ragione, la Bellezza condivisa, contro l'esasperato individualismo, integrando sentimento e pensiero. La Bellezza, con la sua forza unificante, è pensiero trasformativo verso una ricomposizione di-versi dell'esperienza. È rinascita, ma pure giustizia. È funzione vitale, risveglia e approfondisce il senso della vastità e della pienezza che ci riguardano, è giudizio e critica, è capacità di scelta. Infatti, parlare e scegliere sono azioni, nella loro intima essenza, simili. È slancio, modo di operare, in qualche modo «opera d'arte» sulla materia vivente, è gesto di vita luminoso. Il linguaggio della Bellezza è il linguaggio dell'ascolto integrante, il linguaggio che originariamente è gesto di me attraverso e attraversante l'Altro, atto di continua reinvenzione del mondo e di costruzione dell'umanità.