Lo Yoga secondo Vasistha è un immenso poema composto da più di 28.000 versetti (pari a diverse Bibbie messe insieme), redatto nel IX secolo in sanscrito. Benché noto e venerato in India da tutti i saggi, tradotto in persiano e fonte delle "Mille e una notte", questo insolito testo mastodontico è, in Occidente, ancora praticamente sconosciuto. Un monaco indiano lo condensò in meno di duemila versetti. Ed è questo gioiello di spiritualità radicale e umanista che viene offerto, per la prima volta, al pubblico italiano. I suoi lettori antichi e moderni hanno cercato di ricollegare queste "Mille e una notte" filosofiche a una scuola oppure a una religione, ma è un'impresa vana. Questo poema è inclassificabile, pur veicolando un messaggio non dualista: il mondo, i nostri terrori e i nostri idoli sono fatti della sostanza dei sogni. In verità, il mondo è l'Immenso ("brahman"), il mistero ineffabile, il Bene al di là del bene e del male, e il nostro Sé, la nostra natura autentica.