L'eredità libraria di Niccolò Machiavelli comprendeva una congerie di appunti riguardanti la storia contemporanea («memorie delle moderne cose») e lasciati dall'autore in uno stato provvisorio sia sul piano del testo, sia rispetto alla forma dei manoscritti che li ospitavano. Di tali quaderni di lavoro questo volume presenta il recupero più consistente. Vengono qui pubblicati criticamente e commentati inediti e sconosciuti frammenti storici rinvenuti in un codice apografo fatto esemplare da Giuliano de' Ricci, nipote di Machiavelli ed erede delle sue carte. Precede l'edizione degli abbozzi un'introduzione storico-filologica che ne studia fonti e struttura; ne discute i problemi testuali e attributivi, ripercorrendone la tradizione e contestualizzandone la genesi nell'ambiente di mutua cooperazione intellettuale della Cancelleria fiorentina; e infine ne mette in risalto l'importanza per lo studio dell'evoluzione del pensiero di Machiavelli, dimostrando come dal periodo del segretariato a quello post res perditas i dimessi 'quadernucci' siano stati una presenza fissa sul medesimo scrittoio su cui si andavano componendo i capolavori della riflessione storica, politica e militare machiavelliana.