In occasione del 150° anniversario della nascita di Sri Aurobindo vede la luce una nuova traduzione in tre volumi del suo capolavoro, condotta sull'ultima edizione inglese delle opere complete, "Collected Works of Sri Aurobindo (CWSA)". Grazie al lavoro degli archivisti dell'Ashram di Pondicherry, molti refusi sono stati corretti e varie revisioni autografe ritrovate tra i manoscritti sono state vagliate e incorporate, finché si è giunti a un testo critico che può considerarsi definitivo. Questo terzo e ultimo volume della nuova edizione contiene la quarta parte dell'opera, intitolata Lo yoga della perfezione di sé. Mentre nelle prime tre parti Sri Aurobindo ripercorre ed espande in senso integrale il tradizionale trimârga o triplice sentiero dello yoga (karma yoga, jñâna yoga, bhakti yoga), qui dichiara fin dall'inizio di voler esaminare la "trasformazione della natura umana a immagine della natura divina", di volere cioè esplorare un terreno di evoluzione e trasformazione generalmente ignorato dagli yoga tradizionali. "L'intera umanità pensante", scrive Aurobindo, "è concorde sul fatto che l'essere umano è capace di evolversi e, se non altro, di avvicinarsi a una norma di perfezione ideale che la sua mente è in grado di concepire, di proporsi e di perseguire, anche se solo una minoranza sembra interessarsi a una tale possibilità come all'unico e più importante scopo della vita". Lo yoga della perfezione integrale considera l'essere umano come un essere spirituale e divino involuto nella mente, nella vita e nel corpo; mira pertanto a liberare e a rendere perfetta la sua natura divina. L'apertura e l'unione con il Divino sovracosmico e universale sono condizioni essenziali di questa perfezione integrale, e comportano il conseguimento dell'unione con la mente universale, la forma universale e la vita universale, che sono i termini costanti dell'esistenza, con l'individuo quale canale dell'anima e suo strumento naturale.