Ogni spiritualità è caratterizzata da una tensione di fondo. In alcuni casi è la ricerca di uno stato di benessere psicologico; in altri la passione per gli aspetti enigmatici della vita terrena (e ultraterrena), da sondare facendo ricorso anche a risorse paranormali; in altri ancora il desiderio di immedesimarsi con profeti autorevoli, contemporanei o attestati dalla tradizione. Anche la spiritualità filosofica è polarizzata su un obiettivo qualificante: l'attrazione per ciò che è davvero reale. Il filosofo non disdegna né il benessere psichico né la curiosità per i segreti dell'universo né la guida di maestri saggi e credibili... Ma questi e simili interessi rivestono, ai suoi occhi, un valore secondario. Sono fattori opzionali. Ciò che davvero lo possiede e lo muove è un'insaziabile sete di "verità". Al di là delle infinite dispute su questa nozione, ogni filosofo vuole sapere come stanno le cose: e se le cose non esistono (sono pura illusione) o esistono ma sono incomprensibili (sono impastate di assurdità), vuole sapere almeno questo. Egli è irresistibilmente attratto da ciò che è in quanto è: non ha pace sino a quando non appura la realtà.