Nel corso della sua carriera politica, Edmund Burke ha elaborato una filosofia particolarmente sensibile alla diversità culturale. Filosofo "in azione", come egli stesso si definiva, Burke riconosce un'unità trascendente di tutte le tradizioni culturali. Il volume ricostruisce nel dettaglio la sua filosofia morale, rintracciandone una solida sistematicità e mettendo in luce l'intreccio delle molteplici componenti speculative che ne sono alla base, tra cui la prudenza, la legge naturale, la prescrizione, il senso comune e l'utilità. L'universalismo morale sotteso al suo pensiero non livella ma rispetta la diversità, non risolve ma mantiene la complessità, donandole al contempo una sfumatura grazie alla quale diventa possibile dire che le differenze non contraddicono l'universalità, ma anzi la inverano al massimo grado. Nella sua filosofia, allora, le tradizioni sono variazioni contestuali di un unico modello morale trascendente. La sua difesa del popolo indiano oppresso dal malgoverno della Compagnia britannica delle Indie Orientali ne è una conferma, dal momento che per lui le usanze dei vari popoli «non respirano che un solo spirito».