Scienza e sapienza nel mondo antico erano intrecciate in forma indissolubile: si pensi solo al Platone autore della leggendaria scritta sulle porte dell'Accademia («non entri chi sia digiuno di geometria») che è lo stesso che fa l'elogio del ricorso agli oracoli delle Pizie e delle Sibille. Il caso di Attis e del taurobolio è in questa luce particolarmente significativo: l'autocastrazione di Attis, oppresso dal senso di colpa per avere tradito la Grande Madre, trovava una cerimonia sostitutiva - riservata ai Romani, ai quali era fatto divieto di mutilarsi così orrendamente - nel taurobolio, ovvero nel bagno di sangue dell'iniziato, su cui colava, fino a ricoprirlo completamente, il rosso liquido del toro ucciso sopra di lui. Siamo di fronte a un crudo scenario di carne, sangue e violenza, le cui radici affondano nel passato remoto dell'umanità e nei suoi più oscuri istinti primordiali e che costituisce l'evento centrale di un culto ancestrale la cui pervasiva sopravvivenza a Roma si rivela particolarmente significativa per un'antropologia religiosa del mondo classico.