Considerare Giovanni Gentile come un pensatore legato esclusivamente al neoidealismo italiano, sarebbe sbagliato. È stato molto più di questo. Le sue opere più importanti, quali la Riforma della dialettica hegeliana, il Sommario di logica e la sua Teoria dello spirito come atto puro, rappresentano una vera e propria novità non solo per l'idealismo, ma per tutte le altre filosofie del tempo; questo, oggi, può essere tranquillamente affermato. Quella novità pone in discussione le verità del soggetto epistemico moderno che viene colpito a morte nella sua illusoria identità. Infatti, secondo la sua filosofia della prassi, l'io non è mai uguale a se stesso. In questa nuova prospettiva, l'atto gentiliano nella sua unità è da pensare come un ininterrotto processo di autoformazione del soggetto che ha da confrontarsi con tutto ciò che lo circonda.Gentile dimostra come l'identità del soggetto si costituisca sulla base della sua formazione spirituale, che non è mai data una volta per tutte, ma che si genera e si trasforma indefinitamente in virtù del suo lavoro. Questo introduce senza equivoci alla civiltà del lavoro, nucleo centrale della modernità e della nostra post-modernità.