Maggie Henzel non si è uccisa. L'ispettore Mannekin Hanter se ne è convinto fin dalla prima occhiata alla camera in cui pendeva il corpo dal soffitto. Quella non era la stanza di una ninfa che ha fretta di morire. Ma non è l'unico dettaglio che stona in quella scena del crimine nella Virmgrado bene. Lo è anche il manifesto del goblin Niemann Rhodi, candidato del Fronte Operaio, che sporge da una pila di volumi che predicano la supremazia razziale degli elfidi. Le uniche relazioni della vittima sono una coinquilina fuori città e un fidanzato di cui nessuno sembra essere davvero a conoscenza. Forse un delitto passionale o un gioco erotico finito male, poco rilevante in una città scossa dalle imminenti elezioni. Nel quartiere industriale si respira aria di ferro, e non per via delle ciminiere delle fabbriche. Gli operai sono stretti tra turni impossibili, povertà e droga; gli scioperi sono la loro unica speranza di ottenere condizioni migliori. Quando il ritrovamento di un taccuino pieno di appunti contabili ricollega Maggie Henzel al compagno impiegato nelle industrie, l'omicidio si trasforma in un'ombra che Mannekin conosce fin troppo bene. È la sagoma dei roghi che hanno devastato la città durante gli anni neri, quando gli orchidi come lui hanno respirato cenere e perso le proprie famiglie, le proprie case, tutto. Ma è anche il profilo delle fabbriche che stritolano gli operai fra i propri ingranaggi e li distruggono con lo spaccio di seffida. Maggie, il suicidio a cui Mannekin non ha mai creduto, diventa il fulcro di una rete di interessi difficili da scardinare, di ingranaggi da cui il goblin stesso ha rischiato di venire schiacciato. La macchina industriale di Virmgrado si è rimessa in moto, e a lui non rimane altro che rovistare nel torbido... affinché gli anni neri non si ripetano più.